domenica 29 luglio 2012
THE PRESENCE
venerdì 27 luglio 2012
MALEFIQUE
Tra le prime pellicole dell’ondata di orrori oltralpe di inizio millennio, Malefique è una piccola perla, grezza, non rifinita, ma che vale comunque la pena vedere.
Storia claustrale, se non proprio claustrofobica, che si svolge quasi interamente tra le quattro mura di una cella (solo ad certo punto i protagonisti riescono ad uscire dal loro loculo… per entrare in un’altra cella, senza porte stavolta!), Malefique deve la sua parziale riuscita più che altro alla bravura dei quattro attori e alle particolarità grottesche dei personaggi che interpretano.
Un anziano bibliomane uxoricida, uno spensierato giovane cannibale tardo di mente che si fa tagliare via le dita come svago, un omone transgender con delle bellissime tette e un cinico imprenditore solo apparentemente spaesato sono i quattro compagni di cella in una prigione tetra e oscura.
Una notte da una crepa nel muro sbuca fuori un libro (e anche una gran quantità di blatte, ma quelle non sono malefiche, solo schifose). Il libro è il diario del precedente occupante della cella, un serial killer occultista, che ha diligentemente riportato sulle pagine le formule negromantiche per evadere dalla prigione.
È evidente che nessuno dei protagonisti ha mai letto Lovecraft, altrimenti avrebbero saputo che, in questi casi, i libri di potere portano sempre una estrema sfiga (Necronomicon in testa) e il prezzo da pagare per i maghi fai da te è sempre altissimo.
La citazione di Lovecraft non è peregrina perché sono evidentissimi i riferimenti-omaggio, uno per tutti il nome del terribile dio Yog-Sothoth, il mostruoso Guardiano della Soglia, riportato in calce tra le pagine del libro.
Il film mantiene inalterato il suo interesse per tutto il tempo che i quattro cominciano a “fare conoscenza” con il libro, che in effetti è di fatto il quinto personaggio, silenzioso ma piuttosto attivo. Non mancano scene disturbanti come il collage di vagine attaccato alla parete, “opera d’arte” del giovane ritardato, che in una visione alla Ken Russell prende vita (e risulta tutt’altro che eccitante…), oppure la parete di pietra che decide di farsi una sgranocchiata di dita umane e per finire una “morte aerea” tutt’altro che piacevole, il tutto supportato da una sulfurea fotografia (sembra di essere in una cella medievale, altro che anni 2000) e, come ho già detto, una recitazione più che dignitosa.
Il tutto si smonta un po’ sul finale, che si banalizza e diventa leggermente moralistico, ricorda infatti molto le chiusure di telefilm tipo “Twilight Zone”. Deboluccio, in effetti. Non pregiudica a mio parere un prodotto dignitoso, se pur non eccelso.
Da vedere, per gli appassionati s’intende.
giovedì 26 luglio 2012
RUE SAINT-JULIEN
Chiedere asilo sotto altre stelle, imparare a vivere di prugne in salamoia e Beaujolais. Esibire con sfrontata guasconeria la propria bruttezza come opera d’Arte, come un vecchio e sconcio Sileno. Al mattino raccogliere la condensa dei sogni sui vetri degli abbaini. Percorrere gli anni che restano all’incontrario, verso una gloriosa e infantile senescenza, dimenticando un pezzo al giorno di quello sconosciuto che gli altri per una vita si sono dati tanta pena di importi.
martedì 24 luglio 2012
Cronache dalla Terra Paurosa
"Nel Regno del Belsogno vivono tutti i sogni belli. Avete presente quella volta che avete sognato di tuffarvi in un coppa all’amarena gigante? Oppure quando un buffo signore alto come un barattolo vi consegnò le chiavi del negozio di giocattoli più grande del mondo? Ebbene, nel Regno di Belsogno, da qualche parte, ci sono anche quei sogni lì.
Nella Terra Paurosa invece è tutta altra storia.
Qui rintocca sempre l’orologio della mezzanotte, l’aria scura è mossa dal battito di ali di pipistrello, e tra le nuvole spigolose ridacchiano le streghe a cavallo di vecchie scope di saggina e aspirapolveri (queste sono chiamate streghe progressiste).
Qui vivono tutti i brutti sogni della notte, gli Incubi: mostri pieni di tentacoli con tanti occhi, uomini neri che vivono negli armadi, dentiere ridacchianti e water indemoniati.
È un posto orribile direte voi… beh, non così tanto, sapete?
A questo punto dobbiamo capirci bene. Non tutti gli incubi sono così cattivi come di solito si immagina. Anzi, vi posso dire che io ne conosco molti, di incubi, ed alcuni di loro sono diventati ottimi amici.
Il fatto è che è il loro dovere fare paura, altrimenti che incubi sarebbero?
E vi dirò una cosa che forse vi stupirà: avere paura ogni tanto fa bene!
Non dovete vergognarvi di spaventarvi, ad esempio quando di notte le tende si muovono e vi sembra che qualcuno stia camminando nella vostra stanza. La paura ci fa crescere e ci rende forti. E sapete? Da quando mi sono fatto amico molti incubi, ho sempre meno paura."
MUTANTS
lunedì 23 luglio 2012
SUING THE DEVIL
Dunque, l’idea è questa: un giovane studente in legge, dopo un anno particolarmente sfigato, pensa che la colpa dei suoi guai sia imputabile al Principe di questo Mondo, l’origine di ogni Male, ovvero Sua Maestà il Diavolo, e decide di citarlo in giudizio. E Satana, si presenta.
Figo no?
Non è tutto, reggetevi forte… Nella parte del buon Satana, in completo nero e dentiera bianca, troviamo il buon vecchio drugo Malcom Mcdowell, da sempre votato alle parti del bad guy e qui a interpretare il primo di tutti i bad guy.
Fighissimo no?
Beh, abbiamo esaurito tutto quello che si poteva dire di positivo di questo film, perché per il resto è un vero orrore. Involontario, purtroppo.
Non è neanche un horror (neanche alla lontana) e si può dire che solo per caso sia entrato nella lista degli horror su cui mi sto rimettendo in pari.
Lo spunto poteva dare adito a mille sviluppi, il resoconto grottesco o comico o drammatico o persino teologico del Processo del Secolo… e invece ne viene fuori un filmetto insulso e molto stupido, scritto e recitato malissimo, dove la morale è quella che la strada del Buon Gesù ci salverà tutti, persino in tribunale.
Su alcune battute viene da pensare che gli sceneggiatori non possano essere seri (“la Bibbia è la fonte più accreditata di fatti storici” e “il Diavolo ha inventato il rumore, i clacson, la musica techno e il gangsta rap per impedirci di sentire la voce di Dio”), o che stiano pensando a tutt’altro, magari a quale cheeseburger ingurgitare da lì a un paio di minuti (non ci vuole di più a scrivere uno script del genere).
Non bastano neanche le smorfie e il carisma innegabile del buon Malcom, e viene da pensare con tristezza alle carriere che proprio non vanno e ai compromessi che alcuni attori sono costretti ad accettare (mi rifiuto di credere che Malcom “Clockwork Orange” Macdowell non si vergogni di aver partecipato ad una schifezza del genere). Oltretutto, anche nella finzione, il vecchio Satana che fa il segno delle corna ai suoi supporter fa pensare ad un attempato rocker che non vuole cedere agli anni e tristemente fa il giovincello, non accorgendosi di essere ormai patetico.
E l’ultima perla che chiude il film (non me ne frega niente di spoilerare, in questo caso) la volete sapere …???
ERA TUTTO UN SOGNO!!!
Per dare un voto a questo film bisognerebbe scomodare i numeri sotto lo zero, o i numeri immaginari.
domenica 22 luglio 2012
EATERS
sabato 21 luglio 2012
VINYAN
lunedì 16 luglio 2012
PILLOLE DI RECENSIONI (HORROR)
Procediamo con le recensioni in pillole, assolutamente e spassionatamente arbitrarie.
THE SHRINE: Due giornaliste e un fotografo si trovano nei guai in uno sperduto villaggio della Polonia. Continui ribaltamenti di trama in qualche modo sorprendono lo spettatore (prima ci si aspetta un torture movie, poi spuntano fuori i demoni e infine il finalone a sorpresa dove ci si coalizza contro il Male). A mio avviso però l'appassionato horror è un cultore del genere e anche del sottogenere e apprezza sì l'innovazione ma all'interno di binari ben oliati. A parte questo comunque molto modesto. E neanche la consolazione di vedere la protagonista nuda (meriterebbe).
CAMP HOPE: Ho trovato sul web recensioni assai distruttive in realtà l'ho trovato raggelante. Di fatto non è proprio un horror, e non raggiunge la sottigliezza di un thriller psicologico, ma le dinamiche di un campo estivo fondamentalista cristiano toccano abissi di orrore che in casa Sawney (l'allegra famiglia cannibale del Texas) manco si sognano. Paradossalmente le scene dove si vede "qualcosa" abbassano il livello dell'orrore.
THE SILENT HOUSE: Una ragazza e suo padre intrappolati in una casa nel bosco. Non sono soli.
Horror ben costruito con la particolarità di essere girato in un unico piano sequenza. Non condivido l’opinione di alcuni che sia solo un esercizio di stile. Nulla di nuovo sotto il sole (anzi nel buio) ma la tensione è innegabile e la spiegazione dell’arcano è più che plausibile.
RED STATE: L’Amerika omofoba e bigotta delle congreghe religiose e dei predicatori folli contrapposta agli assassini in divisa che nel nome dell’antiterrorismo compiono qualsiasi nefandezza. Come suo solito Kevin Smith fa “straparlare” i personaggi, ma personalmente non lo vedo un difetto, essendo un amante dei dialoghi ben costruiti. Film “cattivo” e di denuncia, fino alla fine.
HATCHET: Un gruppo di idioti viene fatto a pezzi l’uno dopo l’altro in una palude della Louisiana dal solito redneck in salopette.
Slasherone volutamente anni 80, con fondali finti, personaggi stupidi che non dispiace vedere squartati, e il mostro di turno molto simile al ragazzone deforme di The Goonies. Non è il mio genere d’horror, mi si passi la “bestemmia” ma non amo neanche cicli ben più meritevoli come quello di Halloween o Venerdì 13. Cazzatona, insomma, ma i trucchi splatterosi old style non sono male, e viene da pensare che nel digitale di film d'alto budget non tutto il sangue è quello che luccica.
LIVID: Una giovane infermiera, assieme a due amici ladruncoli, entra di notte nella villa di una sua assistita, in coma, per cercare un fantomatico tesoro nascosto.
Mi piace la nouvelle vague dell'horror francofono, decisamente! Le atmosfere cupe di quei boschi (vedi il terribile e bellissimo Calvaire) sono uniche. Il film non è del tutto riuscito a causa di una certa noncuranza nella sceneggiatura, ma alcune visioni meritano, vedi il tè delle bambole con teste d’animali impagliate ed il carillon “anatomico”. Forse si poteva evitare il finale da favola dark ma secondo me la sufficienza la raggiunge.
domenica 15 luglio 2012
SCARABOCCHI YOGA – L’OSTACOLO
Ed ecco il secondo Scarabocchio Yoga, pubblicato sul numero 51 di Yoga Journal, attualmente in edicola. Mi accorgo adesso che l'espressione incavolata dell'omino forse è poco yogica.
Ma riflettiamo un momento.
Di fatto, il nostro amico scarabocchio non sta facendo altro che focalizzare le sue energie dell'elemento Fuoco (quella che scientificamente viene chiamata "una sana incazzatura") convogliandole in punto unico, un focus. Non le disperde prendendosela con gli altri, con il destino o con se stesso, ma focalizza l'ostacolo e cerca di abbatterlo e/o superarlo.
Il passo ulteriore è quello di integrare l'ostacolo (avvalendosi stavolta dell’elemento Acqua e quindi del sentimento, “amare il nemico”) e rendersi conto che esso non è altro che l’espressione di un conflitto interiore non risolto.
Della serie: quando un disegnatore (anzi, uno scarabocchiatore) se l'aggiusta e se la sona.
Eh.